A di Accoglienza
E’ lunedì, lunedì 10 Aprile; 20 giorni e qualche ora alla partenza. I giovani volontari di PIM, insieme ai ragazzi del centro accoglienza e alle aspiranti nuove leve, si riuniscono per il secondo incontro di formazione. A come Accoglienza. Ospiti di Questa sera sono ospiti i ragazzi dell’Auser Volontariato del Savuto, presente a Rogliano (CS), i quali testimonieranno come sono riusciti a creare un clima di accoglienza reciproca e di attiva partecipazione con i ragazzi ospiti di un centro accoglienza poco distante, dove ha sede l’associazione.
Ci sono anch’io a questo incontro. Sono seduto lì, in quel posto né troppo in vista né troppo nascosto, dove posso sentire e vedere bene. Non ho idea di chi sia la metà dei presenti, eppure è come se li conoscessi da sempre. L’obiettivo dell’incontro mi sembra chiaro, A come Accoglienza. Già, A come Accoglienza.
Dal Vocabolario Treccani: “accogliènza s. f. [der. di accogliere]. – L’atto di accogliere, di ricevere una persona;”. Quindi c’è una persona e c’è un’altra che la accoglie. L’accoglie dove? In casa? Mettiamo caso la accolga in casa. Quindi c’è una persona, che ha una casa, e un ospite, che è un’altra persona, che entra in casa. Quindi accogliere significa ricevere un ospite. E come si riceve un ospite? Beh, con cortesia; gli si offre da bere e da mangiare. No ma questo vale per gli ospiti di passaggio. Questo caso è diverso, la permanenza non è definita a priori. Gli ospiti non sanno quando potranno andare via.
E allora come si accoglie? Bisogna dare reciproca assistenza. Bisogna che il padrone di casa assista l’ospite, come compete alle brave persone. E l’ospite non può essere un peso, non può arrecare disturbo, come compete alle brave persone. E allora bisogna che l’ospite aiuti il padrone di casa che lo ospita, cosicché l’ospite non sia più ospite, ma parte della casa. E quando arriverà per l’ospite il momento di andare via il padrone di casa lo saluti con affetto, invitandolo a tornare.
Ma questo è solo il mio pensiero.
Chi sono io? Beh, mettiamo caso che io sia uno studente, non importa di cosa. Mettiamo caso che sia dovuto partire, non importa il motivo. Mettiamo caso che sia arrivato a destinazione, non importa il come. Ed ora sono qui, non importa dove.
Avevo proprio bisogno di cambiare aria, sempre la solita routine. Mi aspetto molto da questa esperienza, sono sicuro di poter diventare qualcuno qui, qualcuno di memorabile. Dopotutto ho scelto questo posto soprattutto per le sue opportunità! Il tempo di fare le carte e poi farò qualcosa di grande. Giusto il tempo di una dormita e poi farò qualcosa di grande.
Qualche problema burocratico. Cosa vuole che le dica signora, non ne va mai una giusta. Ma tanto giusto il tempo di fare le carte e poi diventerò qualcuno. Mi alzo le maniche e divento qualcuno. Nel frattempo potrei fare qualcosa, potrei iniziare a conoscere un po’ il posto. Trovare qualche amico, magari mi consiglia qualcosa.
Fare amicizia non è mai una cosa semplice, si sa. Mettici che sono anche un po’ timido. E intanto aspetto. Non ho ancora risolto con le carte. Ma tanto fra poco si risolve tutto e diventerò qualcuno. Ormai dovremmo esserci quasi.
Oggi ho conosciuto dei ragazzi. Finalmente, maledetta timidezza! Devo dire che mi stanno pure simpatici, quanto meno mi hanno dato a parlare. Si fa per dire, abbiamo problemi di lingua. Ma cosa vuole che le dica signora, si va all’estero anche per questo. Ah sono all’estero, non l’avevo detto ancora.
La cosa brutta di non avere le carte è che praticamente sono prigioniero del mondo. Ho chiesto in giro qual è il primo passo per diventare qualcuno, mi rispondono tutti che almeno bisogna avere le carte. Diamine, inizio ad annoiarmi. Voglio diventare qualcuno. Sono un’aquila nel corpo di un ghiro. Come fa un’aquila a diventare qualcuno nel corpo di un ghiro. Ora urlo. L’avete mai sentito un ghiro che urla?
Vi prego fatemi alzare da questo divano! Qualunque cosa! Mi invento anche un lavoro se è necessario, ma datemi quelle maledette carte! Che poi che problemi ha sto posto? Sono uno studente che aspetta le sue carte, mica c’è bisogno di cambiare strada quando passo!
Quei ragazzi sono tornati, abbiamo parlato ancora. Si sono impegnati anche a parlare la mia lingua, ed io la loro. Non è facile ma è divertente! Sì, oggi mi sono divertito. Stavo quasi dimenticando cosa si prova.
Devo migliorare un po’ la lingua altrimenti diventa complicato. Per fortuna che ho studiato, con un po’ di impegno sarà facile. Ah studio proprio lingue, non l’avevo ancora detto.
Le carte ancora non arrivano, ma ci sto pensando di meno. Quanto meno riesco a darmi da fare. Sembra quasi che stia ricominciando ad avere una vita, benedizione quei ragazzi. Abbiamo iniziato a fare un sacco di cose insieme. Gioco pure a calcetto! Mi ci vedete a giocare a calcetto? Ho deciso di tenere un corso di lingue. Più o meno ho imparato la loro (in un certo senso), posso insegnare la mia, ed anche tante altre!
Questo posto è fantastico. Non posso ancora legalmente avere un lavoro, né proseguire gli studi. Ma ameno sono parte attiva di questa piccola società. Non mi sento più quel peso ingombrante dei primi tempi. La gente mi cerca. La gente mi chiama. Dicono che arrivano le carte, dicono che arrivano. Me è passato un anno ed ho già realizzato il mio obiettivo. Sono diventato qualcuno. Qualcuno per qualcuno.

